Un tema attuale ma che richiede un piccolo approfondimento, l’impegno di Valsana per il 2021 e qualche consiglio raccolto da voi clienti
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PERCHE’ PARLIAMO DI SPRECHI?
Nuovo anno, speriamo migliore del precedente, e nuovi propositi.
Oltre a buttare giù qualche chilo di troppo in vista della bella stagione (e qui parlo per me), uno dei buoni propositi della lista che abbiamo stilato in Valsana è l’impegno per il 2021 a gestire meglio e quindi a ridurre gli sprechi.
Si, abbiamo puntato piuttosto in alto ma nel corso del funesto 2020, che da poco ci siamo lasciati alle spalle, ci siamo resi conto della necessità di agire in questa direzione per tre motivi:
∙ economico: chiunque abbia un’attività si trova a dover affrontare questo tema e mettere a punto una strategia per la gestione degli sprechi significa evitare perdite economiche. Il delicato anno appena trascorso ci ha ricordato che la gestione di questa parte del processo non può essere relegata a un ruolo secondario;
∙ sociale: nella nostra filiera quando parliamo di spreco ci riferiamo a quello alimentare, perciò è evidente che buttare del cibo quando al mondo ci sono 821 milioni di persone che soffrono la fame (rapporto sulla sicurezza alimentare globale FAO, 2018) ci pone di fronte a una questione di ingiustizia sociale non trascurabile. E diciamocelo, i danni sociali aggiuntivi che ha creato il COVID-19 ci impediscono di girarci dall’altra parte;
∙ ambientale: produzione, raccolta, stoccaggio, trasformazione, distribuzione di prodotti agroalimentari sono tutte attività che comportano un elevato consumo di energie, di risorse idriche ed emissioni di tonnellate di CO2. Tutte risorse consumate ed emissioni generate inutilmente quando il cibo viene buttato.
UN PO’ DI NUMERI
Parlando di filiera è fuori di dubbio che lo spreco si crei quindi in tutte le sue fasi, ma per chiarire meglio il concetto di spreco la FAO - Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura - ha distinto due direzioni in cui questo viene generato, assegnandogli due nomi specifici: è considerato perdita alimentare (food loss) quando si assiste a una perdita di cibo tra le fasi di raccolta e distribuzione all’ingrosso; lo spreco alimentare (food waste) invece fa riferimento a sprechi di cibo che si verificano nell’ultima parte della filiera alimentare, quindi vendita al dettaglio, ristorazione e consumatore (vedere infografica).
Le cause alla base di questi sprechi sono varie: in ambito di perdita alimentare possono essere imputabili ad esempio a limiti nelle tecniche agricole o nelle strutture di stoccaggio, condizioni climatiche sfavorevoli, surplus produttivi, limiti nei processi di produzioni oppure dei sistemi distribuivi, errori nella previsione degli ordini o nella gestione delle scorte.
Se parliamo di spreco alimentare invece le cause sono più generalmente legate a eccedenze negli acquisti, eccedenze di porzioni preparate, errori nella conservazione e, soprattutto per la realtà domestica, difficoltà a interpretare correttamente le etichette.
A livello mondiale, secondo il report FAO 2019, il 30% del cibo prodotto ogni anno non viene consumato
Questa percentuale si traduce in 1,3 miliardi di tonnellate di cibo per un valore stimato di circa 900 miliardi di dollari. Di questa parte il 14% è perdita alimentare.
Sono numeri esorbitanti e che magari ci sembrano molto lontani dalla nostra realtà, quindi per essere un po’ più concreti prendiamo la lente d’ingrandimento e vediamo cosa succede nel giardino di casa nostra.
Per farlo usiamo i risultati esposti nel settembre 2019, ottenuti dal progetto Reduce, realizzato dalla collaborazione tra Ministero dell’Ambiente e Università degli Studi di Bologna e che ha come obiettivo l’analisi dello speco alimentare nel Bel paese: in Italia lo spreco alimentare totale (quindi parliamo di spreco e perdita assieme) ammonta a circa 15 miliardi di euro, cioè lo 0,88% del Pil. Non male.
COSA POSSIAMO FARE?
Tanti dati, informazioni e spunti che abbiamo deciso di riportare in sintesi in quest’articolo per sottolineare ancora una volta il nostro impegno a lavorare in questa direzione e chissà, arrivare magari a raccontarvi a fine anno le iniziative che metteremo in atto in questo 2021.
In questi mesi abbiamo notato una crescente sensibilità al tema degli sprechi e la volontà di adottare comportamenti virtuosi
L’aspetto economico della questione è quello che ci risulta di più facile comprensione: gestire bene le scorte e le eccedenze, evitare sprechi così da ridurre le possibili perdite è un beneficio apprezzabile e misurabile già nel lavoro quotidiano.
Visti i numeri esposti poche righe sopra, però, dobbiamo essere consapevoli che i risvolti sociali e ambientali della questione non sono di minore importanza. Ovviamente lo spreco visto nell’ottica ambientale e sociale chiederebbe una trattazione a parte e l’adozione di alcuni comportamenti specifici. Per coloro che desiderano approfondire il tema, tutti i report citati in queste righe sono disponibili e scaricabili dalle relative pagine web.
Ma tornando a parlare di comportamenti virtuosi, fin da subito possiamo fare qualcosa di concreto e per questo abbiamo raccolto un po’ di consigli che speriamo possano tornare utili.
Se leggendoli vi dovreste rendere conto che non si tratta di nulla di nuovo, bene, allora siete già nella direzione giusta!
Oltre a essere noi i primi ad adottare dei comportamenti virtuosi, possiamo anche indirizzare quelli dei consumatori, i clienti finali della filiera agroalimentare di cui noi siamo tutti attori.
Secondo un’indagine sullo spreco alimentare nelle famiglie italiane promossa nel 2018 dal Crea - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria il 77% delle famiglie intervistate ha dichiarato di aver gettato cibo nella settimana precedente l’intervista.
Per questo riportiamo anche qualche consiglio da rivolgere ai consumatori finali.
In poche parole: dobbiamo fare gioco di squadra!
Ultimissima cosa: noi tutti, oltre che operatori del settore, siamo anche consumatori, perciò ricordiamoci di mettere in atto anche nella vita domestica le buone pratiche che suggeriamo agli altri!
Qualche consiglio
in ristorante
1. Scegliere i giusti metodi di conservazione, sottovuoto in primis
2. Usare lo stesso prodotto in più declinazioni così da avere meno ingredienti in linea
3. Tenere in menù almeno una ricetta "salva scorte"
al negozio
1. Adottare le giuste tecniche di conservazione
2. Rifilare con precisione e cura i prodotti a banco
3. Spiegare al cliente il valore di alcune parti di prodotto che vengono percepite meno nobili (come la parte finale del prosciutto)
4. Proporre delle offerte, anche con angolo dedicato, per tutti quei prodotti che si avvicinano a scadenza o che sono evitati a causa di imperfezioni estetiche (ad esempio la frutta)
per il consumatore
1. Conservare i cibi in modo adeguato,ad esempio avendo cura di riporli nel giusto ripiano del frigorifero
2. Pianificare i pasti della settimana e quindi la spesa di conseguenza
3. Imparare a distinguere le date di consumo sulle etichette
(da consumarsi entro il o preferibilmente entro il)
4. Consumare per primi i cibi più facilmente deperibili
Giulia Bassetto
Marketing e Comunicazione