La visita all'Oasi Naturale della Pittima Reale diventa l'occasione per presentarvi i nuovi formati da 500 grammi di Carnaroli, Apollo ed Ermes di Cascina Oschiena
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Era da un po' di tempo che volevo visitare l'Oasi di Cascina Oschiena, non l'avevo mai vista dal vivo: un progetto meraviglioso che mi emoziona ogni volta che lo devo raccontare, così come la storia di Alice e Simone.
Due ragazzi che hanno scelto di dedicare la propria vita a un progetto. Non è "solo" una risaia, dietro c'è una visione, un proposito - come si usa dire oggi - realizzato con dedizione, impegno, e tanti sacrifici. Perchè si sono innamorati di un luogo, perchè vogliono portare avanti la storia di famiglia, perchè credono che si possa fare agricoltura in modo diverso, in modo davvero sostenibile, non solo a parole ma con i fatti.
La storia di Alice ve l'abbiamo raccontata tante volte, ma vale la pena ripercorrerla brevemente: laurea in Economia, un anno a Bruxelles, un lavoro prima in Ferrero come marketing manager poi a New York. I weekend nella cascina di famiglia nel vercellese, in cui si sente davvero a casa.
E così, quando nel 2008 la mamma vuole vendere la tenuta, Alice decide di lasciare la sua carriera e rientrare in Italia per prendere in mano la cascina di famiglia. Si iscrive a un corso serale all'Istituto Agrario di Vercelli, impara a seminare il riso, a guidare il trattore, a lavorare la terra, a coltivare il riso, a farsi prima rispettare e poi stimare dai suoi vicini, agricoltori di lungo corso, nonostante sia giovane, inesperta e donna.
In questa impresa - forse folle, ma sicuramente coraggiosa - la segue Simone, al tempo suo fidanzato, oggi suo marito. Simone è un chimico ambientale, oltre ad essere un appassionato di storia. Come chimico, Simone ha un ruolo fondamentale nell'aiutare Alice nella scelta delle tecniche colturali, per ridurre ad esempio l'utilizzo di fertilizzanti e fitofarmaci; come appassionato di storia ha seguito la ristrutturazione della cascina cercando di rispettare l'architettura di un tempo: l’essiccatoio e i silos sono stati armoniosamente inseriti all’interno della cascina mentre la stalla dei cavalli da tiro è stata riconvertita per il rimessaggio di trattori e attrezzature agricole.
"I caseggiati antichi, ristrutturati con cura, sono un archivio della memoria: gli alloggiamenti delle mondine, la scuola per i bambini, la stalla, l’osteria, la bottega e la chiesetta campestre.Il Tenimento di Oschiena è fra i più antichi del territorio: le strutture attuali risalgono alla fine del ‘500, anche se il primo documento che ne parla è un Consegnatum del 1202, quando era in proprietà del Marchesato del Monferrato e venne dato in concessione all’Abbazia di Santo Stefano di Vercelli" - racconta Simone.
Per vedere la sommersione delle risaie durante la semina, tra fine aprile e inizio maggio, l'unica data che riusciamo a incrociare con Beatrice, la fotografa, è il week end del 25 aprile: decido di portare con me le mie ragazze, due preadolescenti, felicissime - si fa per dire - di partecipare a una trasferta con la mamma!
Arriviamo in cascina al tramonto. Alice e Simone ci accolgono assieme a Mario, il loro bimbo che ha appena compiuto 4 anni. Decidiamo di fare subito una passeggiata nell'oasi: con la luce della golden hour è uno spettacolo che non ci possiamo perdere.
E qui il nostro week end ha una svolta: incontriamo Grisù, il "cavallo domestico" di Alice e Simone, un cavallo bianco da tiro che pesa quasi 900 kg ma pensa di essere un cane. Grisù era destinato al macello ma è stato adottato da Alice e ora vive nell'oasi. Ci corre incontro al galoppo - bellissimo ma terrificante - si avvicina e ci fa le coccole. Le mie ragazze se ne innamorano all'istante, e passano dalla lamentela all'entusiasmo per questa viaggio.
Chiudo il cancello che separa la cascina dall'oasi e lascio fuori la frenesia e il rumore di tutti i giorni: l'oasi è un luogo di pace, lo sguardo si perde tra le distese d'acqua e di vegetazione, gli argini e i boschi, le nuvole e gli uccelli, in un momento di riconciliazione con la natura e con sè stessi.
"La cascina si estende su 109 ettari, di cui 25 sono stati convertiti a oasi nel 2018; l'Oasi Naturale della Pittima Reale è tra le più grandi aree umide private in Europa realizzate mediante la conversione di superfici agricole; se aggiungiamo i 6,5 ettari di bosco possiamo dire che oggi circa il 30% della superficie dell'azienda è stato restituito all'ambiente e dedicato alla biodiversità, mentre il 70% alla coltivazione del riso".
Nell'oasi sono stati ricostruiti diversi ambienti di acqua bassa e zone prative, canneti e giuncheti, per la nidificazione della Pittima Reale in primis, ma anche del Cavaliere d’Italia e della Pavoncella, specie sempre più a rischio a causa delle tecniche di lavorazione della risicoltura intensiva. I risultati dei primi anni in termini di biodiversità sono stati straordinari. Arpa Piemonte, il Parco del Po, l'Università di Torino e del Piemonte Orientale eseguono costanti studi e monitoraggi su suolo, botanica, erpetologia, entomologia, avifauna. Il ripopolamento di farfalle, libellule e uccelli è stato davvero eccezionale.
Anche per quanto riguarda la superficie destinata alla coltivazione del riso, l’obiettivo è stato quello di perseguire un’agricoltura sostenibile, creando un sistema di coltivazione che potesse unire alla garanzia delle produzioni la tutela dell’ambiente: tecniche di produzione integrata per ridurre l’utilizzo di fertilizzanti e fitofarmaci, realizzazione di oltre 10 km di fossi in risaia per garantire aree adacquate tutto l’anno, mantenimento delle risaie allagate, soprattutto nei periodi primaverili, per facilitare gli insediamenti e la nidificazione delle specie avicole migratorie.
Nel periodo invernale viene inoltre praticata la semina di colture da sovescio, cioè la semina di specie vegetali che permettono di arricchire naturalmente la fertilità del terreno. L’utilizzo di attrezzature di minima lavorazione, che non prevedono il rivoltamento della terra, consente inoltre di ridurre notevolmente il consumo di gasolio rispetto ad altre pratiche, come per esempio l’aratura.
La semina viene effettuata a fine aprile-inizio maggio, a seconda delle varietà, mediante la tecnica tradizionale ossia in risaia rigorosamente allagata. La sommersione delle risaie a cavallo tra marzo e aprile è una tecnica storica e virtuosa che permette al tempo stesso sia di ottimizzare la risorsa idrica, addirittura restituendo acqua all'ambiente, sia di creare aree sommerse fondamentali come stop over dei flussi migratori primaverili e più in generale per l'incremento di biodiversità, essendo l'acqua vita!
La semina in asciutta è più facile perché la sommersione viene posticipata di oltre due mesi riducendo quindi la mano d'opera oltre alla possibilità di utilizzare alcuni fitofarmaci non consentiti nella semina tradizionale in acqua. “E' stato difficile trovare nel tempo dei collaboratori che condividessero il nostro metodo di lavoro, purtroppo la “normalità” consiste in un'agricoltura convenzionale sempre più lontana dai nostri standard.”
Ceniamo con Andrea, un ragazzo, figlio di un medico, che a 14 anni ha scelto di fare il pastore. Da un paio d'anni, nella sua transumanza da Gressoney alla pianura, trascorre circa un mese nel Tenimento di Oschiena. "Le pecore mangiano i sovesci e forniscono un concime naturale alle risaie, è uno scambio sinergico per entrambi".
Il mattino dopo usciamo presto per vedere le risaie. Passeggiamo sugli argini, arriviamo fino alla chiesa e al bosco. Tra i rami degli alberi tantissimi nidi, il richiamo degli uccelli è così forte che dobbiamo alzare la voce per sentirci. Impariamo come funzionano i soglini, cosa sono i fontanili e come funzionano le camere delle risaie.
"La gestione dell’acqua è stata la cosa più difficile che ho dovuto imparare. L'acqua, di cui il Tenimento gode grazie a fontanili e bocche di presa ad uso esclusivo, viene gestito per caduta. Ogni campo di risaia è composto da diverse camere, collegate tra loro da una rete di canali, chiuse e bocchette che permettono di far defluire l’acqua per caduta da una camera all’altra e sommergere progressivamente i campi. Le camere hanno una leggera pendenza che permette di far defluire l’acqua da un campo all’altro semplicemente aprendo o chiudendo le chiuse con i “soglini”, assi di legno che interrompono o regolano il flusso dell’acqua. Nelle risaie l’acqua è sempre in movimento e il livello va sempre monitorato in base a quanto fa caldo, quanto beve il terreno, quanto è alta la falda".
Basta guardare gli argini per capire dove finisce il Tenimento di Oschiena: totalmente verde con una vegetazione rigogliosa l'uno, gialli e secchi per il diserbo gli altri.
Simone ci viene a prendere alla chiesetta con un trattore con un rimorchio con le panche. Facciamo salire anche Mauro Della Toffola, un ornitologo che collabora da anni con Cascina Oschiena, che ci accompagna in un tour guidato delle risaie, dove proviamo a riconoscere le diverse specie di uccelli - oltre 35 specie diverse - e anche a imitare il verso della Pittima. La salvaguardia della Pittima Reale è il primo obiettivo dell'Oasi, una specie a rischio a causa dell'intensificazione agricola. Ma anche i Cavalieri non sono messi meglio: -82% della popolazione in 10 anni a causa della coltivazione in asciutto, numeri davvero impressionanti.
"In questi giorni stiamo seminando il Carnaroli, poi continueremo con le altre varietà: l'Apollo, l'Ermes, il Selenio, l'Arborio. E c'è anche una novità, nelle prossime settimane semineremo una nuova varietà di riso nero, l'Ebano".
Ma questa è un'altra storia, ci riserviamo di raccontarvela in autunno, quando sarà pronto da assaggiare!
Martina Iseppon
Responsabile Marketing