Enrico Grandis e La Capreria di Montegalda (VI): alla scoperta dei formaggi biologici di capra.
Quando decise di puntare tutto sull’allevamento di capre da latte, all’inizio degli anni ’80, Enrico Grandis era un pioniere.
Attorno a lui, nella campagna dove aveva deciso di trasferirsi insieme alla moglie, gli unici allevamenti presenti erano quelli bovini. Oggi, a distanza di 35 anni, il panorama attorno è cambiato, ma lui è rimasto lo stesso.
La sua azienda agricola, “La Capreria”, dove alleva 250 capre e produce una grande varietà di formaggi, tutti biologici, adesso è circondata da colline tappezzate di vitigni. Siamo a Montegalda, in provincia di Vicenza, in una zona pianeggiante a ridosso dei Monti Berici.
Qui Enrico, aiutato dalla moglie, dalla figlia Arianna e da sei preziosi collaboratori, oggi come ieri si occupa di tutti i passaggi della produzione: dalla stalla al caseificio, dal latte al formaggio.
Con la certezza ormai che la sua scelta pionieristica si è rivelata vincente.
Giulia Basso, la direttrice del nostro magazine, ha intervistato Enrico e sua figlia Arianna:
Cosa l’ha convinto a puntare sul latte di capra in un’epoca in cui gli unici caprini conosciuti erano quelli francesi?
La capra è un animale che in Italia è stato bistrattato. Negli anni Trenta fu emanata una legge che imponeva una tassa su questa specie, modificata solo agli inizi degli anni ’80, quando noi avviammo l’attività.
A convincermi furono amici esperti e lungimiranti. Ci fu chi mi sottolineò, oltre ai vantaggi organolettici del latte, anche il fatto che causasse meno intolleranze e allergie rispetto al latte vaccino. Chi mi confermò che nelle fiere iniziavano a circolare esemplari da riproduzione.
E l’animale mi piaceva: era piccolo, a misura d’uomo, e per un’azienda di dimensioni ridotte come la nostra poteva essere la soluzione perfetta.
Qual è stato il primo formaggio che ha prodotto?
Sono partito nell’83, con il Tommasino, un formaggio fresco, molto adatto anche alla prima infanzia per la sua digeribilità. L’ho chiamato come mio figlio Tommaso, che all’epoca aveva tre anni, ed era il bambino con il secchiello che rappresenta ancora oggi il nostro marchio.
Lei è stato un pioniere anche nel biologico. Perché ha fatto questa scelta nell’89?
Questa è stata la seconda scelta vincente per La Capreria. Nel biologico ci abbiamo sempre creduto, ci stanno a cuore l’ambiente e i nostri animali. All’epoca contribuimmo all’elaborazione delle regole, che alcuni anni dopo divennero legge. Oggi oltre a certificare tutto il nostro ciclo produttivo, ci aggiungiamo anche l’utilizzo di energie rinnovabili, dal fotovoltaico al solare termico, e di un sistema di fitodepurazione.
Il ciclo di lattazione delle capre influisce sul tipo di latte che producono. Come si comporta un buon casaro?
Abbiamo latte per dieci mesi e mezzo all’anno. Le nostre capre vanno in asciutta e poi partoriscono da metà dicembre a fine gennaio.
Ma il loro latte varia nei mesi seguenti: a marzo ed aprile c’è il massimo della produzione ed è ricco di nutrienti, poi d’estate diventa più magro. A settembre e ottobre è davvero poco, ma più grasso e concentrato.
Così per produrre i formaggi a pasta dura si privilegia il periodo estivo. Mentre quelli a pasta molle vengono meglio in primavera ed autunno. I formaggi freschi invece si possono produrre per tutto l’anno.